Il concetto di sostenibilità viene rappresentato da uno stato di fatto mantenuto ad un determinato livello e per un tempo indefinito.
Più in generale questo concetto è oggi applicato al settore ambientale, e la sostenibilità diventa quindi il presupposto necessario perchè un ecosistema sia stabile.
Negli anni sessanta del XX secolo inizia a nascere il movimento ambientalista, annunciato da un libro, Silent Spring (1962) scritto da Rachel Carson che fu coadiuvato anche dalla ricerca “Rapporto sui limiti dello sviluppo” (1972) da un altro gruppo ambientalista detto Club di Roma.
in quegli anni infatti dopo il grande boom economico e tecnologico iniza a delinearsi nei paesi occidentali una presa di coscienza che l’uomo stava sfruttando al limite le risorse naturali e che questa tendenza stava inoltre aumentando e raggiungendo uno stadio allarmante per il benessere dell’ambiente e della stessa umanità.
Da quel momento in poi l’interesse internazionale si sposta sullo sviluppo globale, lo stato di salute e povertà dei paesi poveri e in via di sviluppo, evidenziato anche nel programma dell’Onu riguardo uno sviluppo sostenibile .
Negli anni ’70, le crescenti industrie creano anche un incremento demografico mondiale, ma lo sviluppo è accompagnato da inquinamento e consumismo, mentre i paesi in via di sviluppo continuano a misurarsi con situazioni di povertà e malattie.
Da qui nasce la consapevolezza che non c’è vero sviluppo senza sostenibilità ambientale per un benessere globale.
La “Conferenza sull’Ambiente Umano” che le Nazioni Unite tennero nel 1972 a Stoccolma, fu la prima conferenza indetta dall’ONU su tale questione che ormai si delineava come coinvolgente tutto il mondo e segnò infatti l’inizio di una cooperazione internazionale volta a creare politiche e strategie che portassero a uno sviluppo compatibile con l’ambiente, e ancora ad oggi si prosegue su questa strada sebbene non sia stato fatto tutto quello che si è ripromesso durante le varie conferenze internazionali sull’ambiente.